Nel corso degli ultimi anni, complici alcuni terribili fatti di cronaca, si è molto discusso del tema delle razze canine pericolose. Un tentativo (in parte, purtroppo fallimentare) di limitare le aggressioni agli umani da parte di cani è stato fatto dal Ministro Livia Turco che nel 2007 ha introdotto una lista di 18 razze di cani ritenute pericolose ( tra i cani più diffusi presenti nell’elenco anche Rottweiler, Mastino napoletano, Pit bull mastiff, Pit bull terrier, Bulldog americano e Bull Terrier). Fin dalla sua introduzione la lista suscitò numerose polemiche, dal momento che in molti, tra esperti e animalisti, considerarono fallace l’idea di base che ci siano razze più predisposte di altre alla violenza e alla ferocia o che addirittura ci fossero tipi di cani nei quali la cattiveria possa essere considerata innata. Una serie di polemiche hanno quindi portato al superamento della lista e all’introduzione di una serie di norme e regole da osservare. Tra queste: nessun guinzaglio può essere più lungo di 1,5 metri e i padroni di cane devono sempre avere con sé una museruola, da usare nel caso in cui il cane sia irascibile o se le autorità lo richiedono o se si devono prendere i mezzi pubblici. Con il superamento della “Lista Turco” l’assicurazione non è più obbligatoria solo per i cani dell’elenco, ma anche per tutti quelli che, indipendentemente da razza o dimensione, sono stati dichiarati a rischio elevato di aggressività da un veterinario e inseriti nell’apposito registro tenuto regolarmente aggiornato.
Tra i ‘documenti’ più importanti c’è il microchip: obbligatorio per i cani, facoltativo ma molto consigliato, per tutti gli altri animali. Si tratta di un dispositivo sottopelle che viene inserito nel lato sinistro del collo dal veterinario. Il microchip è leggibile con un dispositivo da veterinari, canili e Asl e consente di risalire al proprietario in caso di smarrimento o abbandono dell’animale.
Un altro documento importante è il certificato di iscrizione all’anagrafe: si tratta di un documento di identificazione e registrazione rilasciato dal veterinario su cui sono indicate le caratteristiche del cane (specie, razza, data di nascita, taglia, sesso, mantello e anche se è un cane ‘morsicatore’ cioè se in passato è stato segnalato per aver morso una persona o un altro animale) e i dati del proprietario (nome e cognome, codice fiscale, indirizzo). L’anagrafe è regionale e, se si cambia regione di residenza o se il cane cambia di proprietario, è importante comunicare tempestivamente ogni variazione all’anagrafe canina della nuova regione.
E se dobbiamo andare all’estero?
Per l’espatrio degli animali servono due documenti: il primo è il passaporto, il secondo è il certificato sanitario. Il passaporto contiene i dati dell’animale e del proprietario (o di chi ne è responsabile); per ottenerlo, occorre che l’animale abbia il tatuaggio perfettamente leggibile o il microchip e sia registrato all’anagrafe degli animali d’affezione; inoltre sul libretto sanitario devono essere riportate tutte le vaccinazioni fatte, in particolare quella antirabbica che deve essere in corso di validità. Per il rientro in Italia o in altri paesi dell’Unione Europea da paesi terzi bisogna essere in possesso di certificato sanitario, redatto da medici veterinari e valido dieci giorni (prorogabili fino a 4 mesi).
Quali sono i documenti sanitari?
Il libretto sanitario non è obbligatorio, ma è molto consigliato: viene rilasciato dal veterinario alla prima visita del cucciolo. Al suo interno si trovano informazioni chiave, come quelle sulle sverminazioni, sulle vaccinazioni e sui richiami da fare e sulle eventuali allergie dell’animale. È buona norma portarlo sempre con sé, specie durante i viaggi.
E se combina qualche guaio?
Se il nostro animale domestico provoca un danno a cose o persone è bene ricordare che sono i proprietari a risponderne, anche se l’animale ci è sfuggito o se, in quel momento, non è sotto la nostra diretta custodia. Per questo, per ogni evenienza, è buona norma stipulare un’assicurazione. Basta una generica Polizza di responsabilità civile (la cosiddetta Rc capofamiglia) che copre gli eventuali danni causati dagli altri componenti della famiglia (come coniuge, figli, collaboratori domestici eccetera) facendo attenzione che siano citati esplicitamente anche i danni provocati dagli animali domestici. Altrimenti si possono stipulare polizze ad hoc per animali domestici, la cui caratteristica principale è quella di offrire una copertura più ampia rispetto alle Rc capofamiglia: oltre alla tutela in caso di danni provocati a terzi, infatti, in questi contratti rientrano anche le cure mediche e l’assistenza.